martedì 25 agosto 2015

2015, correzione o inversione?


Figura: grafico dello S&P 500, 2001-2015



E' la grande domanda che circola sui giornali dopo i ribassi record di ieri: si tratta di una correzione degli eccessi in particolare della Cina, o si apre una nuova fase di ribassi destinata a durare e a trascinare tutta l'economia in recessione?

Nielsen, il capo economista di Unicredit oggi, intervistato dal Corriere, appare convinto: si tratta di "una correzione, non una crisi" destinata a correggere alcuni eccessi del mercato cinese - "troppo credito, troppa costruzione, troppo poco consumo". 

Un primo sguardo al grafico dei primi 500 titoli S&P ci racconta una realtà di cui in Italia non ci eravamo completamente accorti: le economie sviluppate vengono da una fase espansiva lunghissima, che dura ormai da 25 trimestri. Si tratta di una delle fasi espansive più lunghe della storia, già ben al di sopra della durata media delle espansioni nel dopoguerra (che è vicina ai 19-20 trimestri). Nel nostro paese, alle prese con i problemi nazionali, abbiamo perso tutta la prima parte della fase espansiva e rischiamo di entrare alla festa quando gli altri stanno uscendo.

E se guardiamo all'economia reale, non ci sono motivi di essere molto ottimisti:
  • le economia in Europa stentano a crescere
  • in Usa è atteso a breve un rialzo dei tassi
  • le materie prime sono in brusco calo determinato da una domanda inferiore alle attese
  • le banche centrali in Usa ed Europa hanno già speso molte delle loro cartucce
  • le economie dei paesi emergenti soffrono per un eccesso di debiti caricati su nazioni ancora alle prese con gravi problemi di istituzioni e di infrastrutture
  • l'indice della volatilità ritorna ai livelli registrati in prossimità delle grandi crisi
La vera domanda è forse: ci sono le condizioni per cui l'attuale situazione di espansione e stabilità possa continuare?


lunedì 24 agosto 2015

Tre idee per la lettura


Le vacanze sono il momento migliore per dedicarsi alla lettura, e quest'anno ho avuto tempo e modo di dedicarmi; tra i libri letti vorrei consigliare tre romanzi italiani - eh già, proprio italiani - che mi hanno lasciato un bel ricordo: 
  • La Sposa giovane di A. Baricco, un romanzo pieno di invenzioni e colpi di scena, scritto in modo personalissimo e un po' barocco. Da evitare se siete alla ricerca di storie razionali, altrimenti preparatevi a un viaggio nella fantasia
  • Terre rare, di S. Veronesi, per ritrovare il Pietro Paladini di Caos calmo a cinque anni di distanza. il trauma del primo libro non è ancora superato da Pietro, che dovrà sopportare in questo nuovo capitolo una lunga serie di disavventure - ma resta sempre un gran bel personaggio; e la ragione del titolo va scoperta negli ultimi capitoli, è la più bella sorpresa del libro
  • La Ferocia, di N. Lagioia, fresco dal premio Strega. Un'Italia deprimente, popolata da personaggi avidi e senza scrupoli, senza più nessun valore morale neanche dentro la famiglia, raccontata con uno stile originale  e il tocco dello scrittore di talento.
E allora, buona lettura!

lunedì 17 agosto 2015

L'estate delle foglie cadenti


L'ultima in ordine di tempo è stata Italcementi, ceduta ad Heidelberg Cement. Fa notizia, perché la famiglia Pesenti è stata un caposaldo dell'economia italiana che conta, ma non é stata l'unica operazione di questo tipo nel periodo.

A listare le transazioni dell'estate vengono i brividi:  la Pirelli ai cinesi, Sorin in US, Telecom contesa tra francesi e spagnoli, la A4 agli spagnoli, la Fiat che trasferisce la sede fuori dall'Italia . . . . Non ci stiamo facendo mancar niente.

E' ancora estate, ma ricorda l'autunno di Ungaretti.

Il mio giudizio: siamo di fronte a un fenomeno di grande concentrazione globale rispetto al quale pensare di opporre la teoria degli interessi nazionali é insensato: non puoi venire al tavolo da gioco e pensare di giocare con regole tue, diverse.

La verità e che ci siamo presentati a questo periodo in posizione di grande debolezza, le nostre aziende sono spesso fiacche da un punto di vista finanziario, ma ancora più dal punto di vista organizzativo e delle risorse umane. Il modello dell'impresa familiare regge difficilmente nell'economia globale e prima ce ne rendiamo conto, prima potremo avviare quella rivoluzione culturale, organizzativa e finanziaria di cui abbiamo bisogno.

E questa osservazione non riguarda soltanto le grandi imprese che costituiscono i casi più eclatanti, ma ancor di più le piccole e medie che sono l'asse portante dell'economia. É da queste che dovrà iniziare il processo di cambiamento.

Che ne pensate?

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