lunedì 29 giugno 2015

Bologna, arriva l'estate (finalmente!)



La scorsa settimana ero a cena in centro con un gruppo di inglesi di Londra. Dopo cena, attraversiamo con una breve passeggiata il centro e sbuchiamo nella Piazza Maggiore gremita per il Festival del Cinema Ritrovato.

Una visione da togliere il fiato, con la piazza nel buio, e gli spettatori a fissare Alberto Sordi nello schermo nello "Scopone Scientifico". I nostri ospiti erano ammirati di quello che la città può offrire in questo periodo.

Molti scappano da Bologna in estate per il clima e le attrattive della riviera, ma in realtà giugno e luglio sono i mesi più belli, si può mangiare all'aperto, ascoltare il jazz, e seguire i festival del cinema in una atmosfera unica. Avrà pure tanti problemi la città, ma in questo periodo non farei cambio con nessuno.

Arriva l'estate, finalmente!

giovedì 18 giugno 2015

Più concorrenza e migliore accesso ai capitali nelle crisi di impresa?

Il Sole di oggi pubblica una nota sulla bozza di decreto legge in fase di preparazione riguardanti le crisi di impresa. Tra le varie novità, due elementi completamente nuovi: la possibilità per il 10% dei creditori di presentare un piano alternativo e concorrenziale nei concordati, e un migliore accesso alla finanza (con diritto alla prededuzione) nelle fasi di crisi.

Un intervento per scoraggiare i "furbetti" del concordato, l'altro per favorire il rilancio nei casi in cui l'imprenditore trova soggetti disposti a finanziare il rilancio.

Si tratta di novità molto significative che potrebbero influire in profondità sui processi di crisi; gli strumenti oggi esistenti, pur migliorati rispetto al passato non stanno consentendo di fatto un vero rilancio delle imprese iperindebitate o in forte crisi.

Vista la situazione generale, il tema è molto importante, seguiremo con interesse l'evoluzione dei provvedimenti.

lunedì 15 giugno 2015

Grecia, Luxury Habits



E' curioso come molta della stampa che commenta il caso della Grecia presenti il caso come una lotta tra i paladini dei più deboli (Tsipras) e un gruppo di insensibili economisti che vuole infierire su una nazione in difficoltà.

In realtà, quello che ha irrigidito i negoziatori è l'incapacità di intervenire su una serie di privilegi che non riguardano le fasce deboli, ma proprio le classi più ricche (da cui sembra impossibile riscuotere le imposte) e alcune categorie protette di impiegati pubblici, pensionati etc. Vedi a questo proposito sul Corriere

http://www.corriere.it/opinioni/15_giugno_10/cio-che-tsipras-non-dice-all-europa-greci-17ddefc8-0f39-11e5-aa3a-b3683df52e95.shtml

Si tratta di una situazione molto comune anche nelle imprese in crisi, che spesso non riescono a capire che una stagione è finita e a tagliare una serie di privilegi maturati nel tempo - stipendi superiori alla media, macchine di lusso, quartieri generali  . . .le stesse imprese che non si rendono conto di quanto il difendere questi privilegi finisca per irrigidire le controparti.

La Grecia ha una opportunità unica di ottenere un aiuto, perché nessuno sa cosa aspetta l'Europa in caso di un default; ma la sensazione è che abbia tirato troppo la corda e che ora la situazione potrebbe anche non essere facilmente recuperabile. Nel frattempo, gran parte dei soggetti più esposti è riuscita a rientrare e non è più così preoccupata; chi rischia davvero in questa situazione sono soprattutto le fasce più deboli.

Non sarebbe la prima volta che si trova un accordo in extremis, ma francamente non mi sembra che sia questo il modo per costruire la credibilità finanziaria dello stato, e questa volta non darei per scontato un esito positivo. Gran parte degli analisti interpellati a un recente convegno di una primaria banca di investimento ha dato pronostico sfavorevole . . .

martedì 9 giugno 2015

Essere proprietari d'azienda sta passando di moda?


Scrive Rifkin su "la società a costo marginale zero"

In America e altrove, centinaia di milioni di famiglie hanno capito di essersi indebitate fino al collo per riempirsi di «cose» pressoché inutili. La realtà nuda e cruda è che quando nei mercati mondiali il prezzo del greggio è salito a 147 dollari al barile, il potere d’acquisto è precipitato e l’economia è andata in tilt, lasciando a casa milioni di lavoratori. Si è allora diffusa la concreta paura di un’altra Grande Depressione, che abbiamo battezzato Grande Recessione. Senza stipendio e con poche prospettive, milioni di famiglie hanno fatto appello ai propri risparmi, solo per scoprire di non averne: avevano, invece, debiti astronomici, accumulati in quasi vent’anni di consumo smodato, durante la più sfrenata ondata di acquisti della storia. Un solo dato: nel 2008 il debito complessivo delle famiglie americane aveva raggiunto i 13.900 miliardi di dollari. Per uscire da una situazione del genere ci sarebbero voluti decenni, e gli economisti osservarono che, in ogni caso, i ragazzi delle nuove generazioni non avrebbero mai potuto avere un tenore di vita anche solo lontanamente paragonabile a quello dei genitori e dei nonni. (. . .)

Le famiglie hanno così cominciato a rendersi conto di essere state raggirate, di essere state indotte a contrarre una drammatica forma di dipendenza, che, alimentata a suon di miliardi e miliardi di dollari dall’industria pubblicitaria, li aveva condotti alle soglie della rovina e della disperazione"


E cosí cresce una nuova generazione per la quale il possesso di beni non diviene piú centrale, a favore dell'utilizzo in condivisione e dello sviluppo di esperienze individuali.

E nel mondo delle aziende? Anche qui la crisi iniziata nel 2008 ha messo in evidenza come essere proprietari esclusivi di una azienda comporta vantaggi ma anche un carico di rischi e responsabilitá. 

E questo fattore, insieme ad altri elementi quali la quantità di capitali richiesti per competere in un mondo globale, le difficoltà nei ricambi generazionali, sta lentamente facendo cadere un affermato pregiudizio delle famiglie imprenditoriali italiane, il tabù del "controllo azionario". 

Sta crescendo una nuova generazione di imprenditori molto più aperti a condividere la proprietà dell'azienda con investitori finanziari. Per molti giovani la situazione desiderata non é quella del controllo azionario della propria azienda, il possesso di una partecipazione insieme ad altri investitori forti é percepito più come un elemento immateriale che rafforza il vincolo di appartenenza e il significato del proprio lavoro.

In Marco Polo Advisor abbiamo potuto constatare il cambiamento in corso, un cambiamento che talvolta "disorienta" gli investitori finanziari per la rapidità con cui é avvenuto ("ma perché vogliono vendere?").

E se oggi in Italia sono solo 300 all'anno gli investimenti dei fondi censiti dall'AIFI, non é tanto per l'atteggiamento degli imprenditori quanto per la raritá delle società che presentano prospettive di creazione di valore in linea con le attese degli investitori.


giovedì 4 giugno 2015

Europa: l'integrazione passa dalle piccole cose



Scrivono oggi i giornali che i ministri di Germania e Francia  stanno considerando un salto in avanti nel processo di integrazione europea. E tra le iniziative considerate, la possibilità di finanziare un semestre da trascorrere in un altro paese per tutti (TUTTI) i teenagers europei.

http://www.theguardian.com/business/2015/jun/03/german-and-french-ministers-call-for-radical-integration-of-eurozone

Discutevamo proprio oggi in ufficio che in effetti anche il nostro lavoro si è ormai trasformato e si svolge all'interno dell'Europa piuttosto che nella sola Italia. E sta beneficiando di questo periodo di "inversione" di tendenza proprio chi si è sforzato di pensare non più in senso locale e provinciale.

E' vero, cresce anche l'euroscetticismo - e nelle ultime elezioni a crescere sono i partiti che vorrebbero sganciarci dall'Europa. Mi sembra che la strada giusta sia quella di smettere di considerare solo quello che conviene, e cominciare a lavorare sulla costruzione di un insieme di valori e di cultura comune.

E l'iniziativa di favorire la mobilità dei giovani va davvero nella direzione giusta.